Cosa sono le fake news e come riconoscerle

04 Gennaio 2018
|| Categoria: Digital

Fake news, ossia “le notizie false” che sfrecciano veloci tra le autostrade della rete e che spesso sono causa di grandi incomprensioni e conflitti. Il termine è oggi utilizzato per indicare quelle fonti che “inventano del tutto le informazioni, disseminano contenuti ingannevoli, distorcono in maniera esagerata le notizie vere”, per dirla con Melissa Zimdars, docente di comunicazione al Merrimack College. Ma perché le fake news circolano sul web? E perché ormai costituiscono un ambito da tenere sotto controllo? Proviamo a scoprirlo insieme.

Quello delle fake news non è un fenomeno di semplice definizione, anzi, più se ne discute, più diventa complicato cercare di inquadrare il problema: le notizie false chiaramente non rappresentano una novità nella storia dell’uomo anatomicamente moderno, né tantomeno sono un aspetto legato alla democratizzazione del world wide web. Al contrario, sono sempre esistite, tuttavia adesso è cambiata radicalmente la tipologia dei mezzi attraverso cui sono veicolate: Facebook, Twitter, blog e affini sono divenuti, di fatto, i principali strumenti di trasmissione per il raggiungimento in tempo reale di determinate categorie di utenti e, non a caso, i promotori di fake news hanno scelto di cavalcare l’onda dei social media per garantire alla falsa informazione quanta più audience possibile. Chiunque oggi è in grado di produrre contenuti informativi a basso costo e ad alta potenzialità di copertura: l’era del giornalismo a rete, secondo la definizione di Charlie Beckett, ha saputo migliorare decisamente la qualità delle informazioni, ma in questo scenario è diventato alquanto facile trovare del terreno fertile per perseguire scopi diversi da quella che è la reale diffusione delle notizie.

Sono due le motivazioni principali che spingono gli attori in gioco alla divulgazione delle fake news: il primo di propaganda, il secondo più spiccatamente economico. È infatti evidente che molti tra i produttori di fake news tendono a sfruttare la viralità dei social network per influenzare l’opinione pubblica con finalità politiche/propagandistiche, seminando odio gratuito nei confronti di un’ideologia, di una persona, di un’istituzione. Così come è ormai ben noto che produrre fake news permette di rimpinguare il portafoglio di quei blogger dall’etica professionale un poco discutibile: come aveva confessato in un’intervista al Washington Post lo stesso Paul Horner, celebre autore di notizie false, possedere un blog di falsa informazione e renderlo altamente trafficato dagli utenti, permette di generare soldi facili, addirittura fino a 10.000 dollari al mese, grazie all’advertising pubblicitario. Del resto grazie proprio all’effetto Facebook e Google News, le notizie, vere o false che siano, sul web vengono tutte impaginate più o meno alla stessa maniera, sia se pubblicate dai siti del Corriere della Sera, del New York Times, o da noti blog di bufale come ilGiomale.it o ilFattoQuotidaino.it (siti questi che giocano inoltre sulla storpiatura dei nomi di due importanti testate giornalistiche per ingannare l’utente poco esperto nel vaglio delle fonti).

Esempi di fake news gironzolando per la rete se ne recuperano a bizzeffe, ma tanto per citarne alcune divenute virali negli ultimi tempi è impossibile non fare riferimento a quella sulle presidenziali americane, secondo cui Papa Francesco aveva deciso di appoggiare Donald Trump - in assoluto la notizia più condivisa su Facebook - e, tornando dentro i confini dello stivale, quella sul referendum del 4 dicembre, secondo la quale il sito di falsa informazione “Italiani Informati” parlava del ritrovamento di 500.000 schede già segnate col sì, news che ha saputo far registrare più di 200.000 condivisioni sulla piattaforma di Mark Zuckerberg.

Ma come si riconosce una notizia vera da una fake news? In passato ci siamo già occupati di fact-checking proprio su questo blog e di quanto Facebook si stia impegnando per arginare il problema della fake news: è proprio dalle mani di un esperto di fact-checking nonché editore per Buzzfeed, Craig Silverman, che proviene un comodo elenco di cose da fare per identificare una fake news. Eccole:

  1. Controllare l’URL: come scrivevamo poco fa, spesso parecchi blog di bufale storpiano gli indirizzi di giornali online blasonati e autorevoli, con Repubblica.it che può dunque trasformarsi in Rebubblica.it e via dicendo.
  2. Dare un’occhiata alla pagina “Chi Siamo”: in molti siti di falsa informazione all’interno di questa pagina è solitamente presente un breve disclaimer in cui viene indicato che quel determinato sito costituisce un blog di satira.
  3. Verificare le dichiarazioni: se si tratta di parole pronunciate da una persona nota, basta copiare il testo della dichiarazione ed incollarlo su Google per effettuare una rapida ricerca. Qualora quelle stesse parole siano state riportate da numerose altre fonti, allora la notizia è da considerarsi attendibile, altrimenti sarebbe consigliabile prenderla con le pinze.
  4. Cliccare sui link: occorre diffidare sempre di quegli articoli con pochi o nessun link in uscita che dovrebbero rimandare alla fonte reale della notizia.
  5. Eseguire una ricerca inversa delle immagini: con Google Immagini è semplicissimo effettuare l’upload di un’immagine un po’ controversa per vedere se è già stata pubblicata in precedenza o per vedere se nella realtà si riferisce ad un qualsiasi altro avvenimento.
  6. Muoversi con cautela: è questo il consiglio finale di Silverman quando si ha a che fare con una notizia troppo bella per essere vera o che è in grado di produrre una forte reazione emotiva.

Negli ultimi tempi abbiamo appurato, ed è stato davvero immediato rendersene conto, che le fake news, con il loro sensazionalismo e il loro catastrofismo, sono capaci di produrre sempre numerosi seguaci sul web; tuttavia noi, da buoni fact-checker quali speriamo di essere, ci sentiamo di ricordarvi che in rete non bisogna mai fermarsi alla prima analisi di una notizia che appare fuori dall’ordinario, soprattutto adesso, in un momento in cui il clickbaiting e la viralità hanno la precedenza sulla reale veridicità dei fatti. Quindi non appena leggete di una fantomatica sorella/cognata/cugina di Laura Boldrini che lavora al Ministero dello Sviluppo Economico e che guadagna 32.000 euro al mese, ricordatevi dei consigli di Silverman prima di indignarvi e condividere incautamente la notizia sul vostro profilo Facebook.

 

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